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Harvard Business Review: le campagne di micro e piccoli influencer portano a più risultati

Harvard Business Review: le campagne di micro e piccoli influencer portano a più risultati
  • PublishedGennaio 27, 2025

Uno studio recente pubblicato sulla Harvard Business Review ha evidenziato che le campagne condotte con nano e micro-influencer offrono un ritorno sull’investimento (ROI) fino a 10 volte superiore rispetto a quelle seguite con grandi influencer.

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Questo dato ha messo in evidenza il crescente valore dei piccoli creator, la cui autenticità e intimità con il pubblico rappresentano sempre di più un vantaggio competitivo unico.

Eppure, nonostante questi risultati, i marchi faticano a integrare i micro-influencer nelle proprie strategie su larga scala.

La sfida principale? La scalabilità della strategia da portare avanti con molti piccoli influencer su diversi social media.

Gestire centinaia di collaborazioni individuali è logisticamente complesso, dispendioso in termini di risorse e difficile da monitorare.

Perché i piccoli creator e influencer portano risultati migliori?

I nano e micro-influencer hanno un pubblico più ristretto, ma altamente coinvolto. I loro consigli sono percepiti come autentici e personali, un vantaggio chiave in un’epoca in cui la fiducia nei grandi influencer è spesso messa in discussione.

Tuttavia, il problema principale è la gestione. Come evidenziato da Harvard Business Review che le campagne con micro-influencer richiedono:

  • Tempi lunghi di preparazione: mediamente, una campagna richiede diverse settimane per essere impostata, un ritardo che molti marchi non possono permettersi in mercati sempre più dinamici.
  • Alti costi di coordinamento: identificare, reclutare e gestire decine o centinaia di micro-influencer implica un carico di lavoro significativo.
  • Difficoltà di misurazione del ROI: pur offrendo risultati eccezionali in termini di coinvolgimento, monitorare l’impatto di ciascun creatore sulla performance complessiva della campagna può essere complicato senza strumenti adeguati.

Per questo motivo sempre più aziende stanno valutando l’uso dell’intelligenza artificiale e di software di monitoraggio per riuscire a sfruttare appieno il coinvolgimento dei piccoli creator e riuscire al contempo a ridurre i costi e i tempi dedicati alla loro gestione.

In questo modo, invece, di affidarsi a pochi grandi influencer, i brand possono collaborare con migliaia di piccoli creatori, trasformandoli in ambasciatori autentici e accessibili.

L’intelligenza artificiale: una soluzione per le campagne con micro-influencer?

L’intelligenza artificiale offre una soluzione attraverso l’automazione di processi complessi e ripetitivi, l’IA, infatti, consente ai marchi di sfruttare il potenziale dei piccoli creatori su larga scala senza sacrificare l’autenticità.

Attraverso software AI dedicati è possibile:

  • Identificazione rapida: analizzare milioni di profili social per trovare i creatori più adatti, riducendo drasticamente i tempi di ricerca.
  • Ottimizzazione dei contenuti: i creatori ricevono strumenti basati sull’IA per sviluppare contenuti in linea con il marchio, migliorando la qualità e la coerenza della campagna.
  • Monitoraggio in tempo reale: i marchi possono tracciare il ROI, il coinvolgimento e le performance dei creatori in tempo reale, adattando la strategia in corso d’opera per massimizzare i risultati.

Naturalmente la scelta di acquisire o creare un software basato sull’intelligenza artificiale ha un costo in termini di investimento iniziale, che però si ripaga su lungo periodo grazie a due risultati: gestione delle campagne di influencer con un investimento inferiore e tempistiche ridotte sia nell’individuazione degli influencer sia nella creazione delle campagne.

Le soluzioni innovative che sfruttano l’intelligenza artificiale unite come sempre alla creatività umana continuano ad essere una delle soluzioni migliori per riuscire a dare valore alle idee umane riducendo però i tempi tecnici di esecuzione e anche di estrapolazione dei dati.

A confermare ciò anche un esperimento di Neil Patel, condotto su 28 aziende con una spesa pubblicitaria di oltre 7 milioni di dollari, che afferma come: gli annunci ottimizzati dall’IA hanno superato gli annunci tradizionali nel 75,7% dei casi.

Questo dimostra che l’IA non sostituisce la creatività umana, ma la potenzia, offrendo al contempo un vantaggio competitivo in termini di produzione, tempistiche e gestione di una mole di lavoro più elevata.

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