Intervista di Avv. Lillo Moscato, Studio Legale Moscato. “Tutti possiamo essere ciò che vogliamo e come vogliamo”

In un mondo in cui la legge e la giustizia costituiscono le pietre angolari della nostra società, abbiamo l’opportunità di entrare nella vita professionale di un individuo che vive e respira questi principi ogni giorno. L’avv. Lillo Moscato, nato a Roma nel 1977 e membro dell’Ordine degli Avvocati di Roma dal 2011, e più recentemente, dell’Albo Cassazionisti dal 2023, ci offre una visione dettagliata della sua carriera, sfide e obiettivi futuri.

La sua passione per il diritto penale ha preso forma già durante l’adolescenza e si è poi sviluppata all’interno delle aule dell’Università di Roma “La Sapienza”. Da lì, la sua strada lo ha portato a svolgere pratica forense nello studio legale dell’Avv. Gian Antonio Minghelli, noto penalista romano, affrontando processi di grande importanza e risonanza mediatica. Questa esperienza ha costituito un trampolino di lancio per la fondazione della sua azienda.

Moscato si è poi messo alla prova fondando la sua attività, un percorso intrapreso con ostinazione, impegno nello studio e collaborazione con diversi studi legali civilisti. Malgrado le numerose difficoltà iniziali, la sua preparazione e passione hanno superato qualsiasi barriera, consentendogli di emergere nel campo.

Con una visione chiara sul futuro della sua azienda, Moscato affronta le sfide presenti nel suo settore e offre consigli preziosi per chiunque desideri avviare un’impresa in questo ambito. Nonostante le sfide quotidiane che incontra, l’avvocato non perde di vista le sue passioni personali e si impegna a rimanere sempre aggiornato e ispirato sia nella vita personale che professionale.

Preparatevi a una panoramica illuminante di ciò che significa essere un avvocato nel mondo odierno, dall’uomo che è diventato sinonimo di perseveranza, passione e professionalità nel campo del diritto penale. Ecco l’intervista con l’Avv. Lillo Moscato.

Potresti parlare un po’ della storia della tua azienda e del suo focus principale?

«Sono l’Avv. Lillo Moscato, nato a Roma il 27.06.1977, iscritto presso l’Ordine degli Avvocati di Roma dal 2011, dal 2023 anche presso l’Albo Cassazionisti.

Il percorso intrapreso nasce con l’iscrizione presso la facoltà di Giurisprudenza di Roma “La Sapienza” e il conseguimento della relativa Laurea. L’obiettivo personale è stato sin da subito quello di svolgere la libera professione in campo penalistico, passione maturata sin dalla adolescenza.

Ho avuto la fortuna di poter svolgere la pratica forense presso lo Studio Legale dell’Avv. Gian Antonio Minghelli, considerato dagli addetti ai lavori uno tra i più acclamati penalisti Romani, e di conseguenze ho potuto seguire in prima persona processi di alto profilo giuridico e di impatto mediatico elevato».

Come sei arrivato a fondare la tua azienda e quali sfide hai affrontato nel corso degli anni?

«Dopo aver svolto la pratica forense e conseguito l’abilitazione da Avvocato è iniziato un nuovo percorso, complicato e affascinante allo stesso tempo, dovuto alla affrancazione dal mio dominus, quantomeno dal punto di vista lavorativo.

Con abnegazione, studio continuo e la collaborazione con vari studi legali civilisti che hanno dato fiducia al mio lavoro, sono riuscito a creare il mio pacchetto clienti che mi ha permesso col tempo di stabilizzarmi. Non che ciò sia stato facile, ma il lavoro non è mai mancato proprio perché svolto con passione e con professionalità, almeno da quanto mi riferiscono i miei assistiti.

La partecipazione a convegni indetti dall’Ordine Avvocati quale delegato del Consiglio e l’aggiornamento continuo hanno svolto un ruolo importante e migliorativo del mio carattere.

Di certo l’avvocato “bravo” è solitamente chi vince, ma non sempre è cosi, poiché sostengo sempre che l’avvocato bravo è quello che permette al cliente un giusto processo e l’ottenimento del miglior risultato possibile, anche se questo significa essere condannati.

Molti sono state le difficoltà iniziali, soprattutto perché quando non hai i capelli bianchi, nella nostra professione, c’è molta diffidenza, ma la passione e la preparazione, come appurato, hanno fatto si che tale “handicap” passasse in secondo piano.»

Quali sono i tuoi obiettivi a lungo termine per la tua azienda e come speri di raggiungerli?

«L’obiettivo principale è quello di continuare a svolgere la libera professione e di conseguenza migliorare la qualità dei processi da seguire attraverso le collaborazioni già consolidate e l’acquisizione di competenze maggiori attraverso la partecipazione a convegni e specializzazioni di settore.

Purtroppo la nostra professione attualmente è quasi satura, sia perché siamo diventati troppi sia perché di questi troppi, molti sono poco preparati nella materia che affrontano. Ci troviamo spesso a svolgere processi penali con colleghi che non sanno neanche come si affronta un processo penale, poiché alcuni “civilisti” (sicuramente in difficoltà nel loro settore di specializzazione) si rifugiano in ciò che gli capita o si iscrivono alle difese d’ufficio per ottenere lavoro.

Questo fa si che la qualità si abbassi e che l’Avvocatura in generale perda di credibilità davanti alla Magistratura.

Ma non solo questo è il grande problema, anche la burocrazia e il poco personale hanno portato i processi penali a tempistiche di conclusione elevatissime. Da qui la Riforma “Cartabia” che purtroppo ha migliorato poche cose da questo punto di viste e peggiorato altre andando a mio avviso a ledere diritti e garanzie fondamentali del nostro processo penale.»

Quali sono le principali sfide che affronti nel tuo settore e come le affronti?

«Le sfide maggiori sono quelle nel rapporto e nella gestione del cliente. Spiegare ad un assistito che il processo inizierà forse tra 3 anni dalla commissione del fatto ovvero che la questione processuale (considerando i 3 gradi di giudizio) si concluderà tra forse 7/8 anni, è cosa veramente complicata.

Ad oggi però (e queste sono le novità positive della Riforma Cartabia) molti processi possono essere definiti in altri modi e anche più velocemente, ma ciò può comunque portare a scelte dettate dalla fretta di “togliersi il problema” piuttosto che risolverlo realmente e “combattere” per la propria innocenza.

Senza togliere che il processo telematico e l’assenza di contatti con le cancellerie ci ha spogliato di quel lato umano che prima avevamo e ci permetteva di instaurare rapporti sani e duraturi anche con gli addetti ai lavori.

Naturalmente bisogna adeguarsi e migliorarsi, come su ogni aspetto della vita.»

Quali sono i tuoi consigli per le persone che vogliono avviare un’impresa in questo campo?

«Oggi, nella situazione in cui ci troviamo, non è affatto semplice dire ad un giovane “fai l’avvocato”.

E’ un lavoro complicato e pieno di insidie per il professionista che deve affrontare da solo, che si trova a dover reperire clientela, a dover pagare per aggiornarsi, per vestirsi adeguatamente, senza alcuna tutela o paracadute.

Ciò che deve indurre un giovane ad intraprendere questa attività è in primis la passione per il diritto e nello specifico per il penale. Ma il consiglio è di diventare imprenditori e non solo dei passacarte. Oggi se non riesci ad avere una mentalità imprenditoriale purtroppo soccombi in questo settore.

Ci sono colleghi che non hanno più voglia di mettersi in gioco e aggiornarsi e ciò comporta la matematica cancellazione dall’albo.

Inoltre la cultura e lo studio sono e rimangono la ricetta migliore per fa si che chiunque voglia intraprendere questa attività abbia delle ottime basi da cui partire.»

Quali sono le tue passioni al di fuori del lavoro e come le coltivi?

«La mia passione principale è il calcio, vengo da una formazione calcistica in cui mi sono tolto molte soddisfazioni, arrivando anche a livelli elevati. Ad oggi la partitella tra amici è diventata mensile ahimè. Inoltre la lettura rimane una costante della mia vita, non solo di testi giuridici, ma anche  narrativa, fantasy e qualsiasi libro che parli di avvocati o processi».

Come ti mantieni aggiornato e ispirato nel tuo campo e nella tua vita personale?

«Naturalmente nel mio lavoro l’aggiornamento è tutto. Abbiamo le banche dati online, ma i codici rimangono il punto di partenza per ogni ricerca. L’ispirazione viene dai processi e dalle persone che ci troviamo di fronte. Non siamo solo gli avvocati dei delinquenti ma anche delle persone offese. E quando riesci ad aiutare qualcuno, a volte anche gratis, l’ispirazione ti viene dai loro sguardi e dalla riconoscenza per ciò che hai fatto per loro. Nella vita personale l’ispirazione arriva dalla mia famiglia e dall’educazione impartita.»

Qual è il tuo motto o il tuo modo di pensare che guida la tua vita e il tuo lavoro?

«Il mio motto nella vita cosi come nel lavoro è mai arrendersi e nulla è impossibile basta volerlo. Tutti possiamo essere ciò che vogliamo e come lo vogliamo, chi più chi meno. Inoltre non rimando mai ciò che posso fare subito, se devo farlo lo faccio e basta senza rimandare o chiedere a qualcuno e questo mi ha aiutato ad essere efficiente nel mio lavoro e apprezzato nel mio campo.»

Grazie mille a Lillo Moscato per averci concesso questa interessante intervista! 

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