Durante il Netcomm Forum 2025, tra interventi di esperti, confronti tra imprenditori e anticipazioni sui trend digitali, è emerso con chiarezza un messaggio: l’eCommerce italiano continua a crescere, ma il suo ritmo e il suo profilo stanno cambiando. La spinta propulsiva che negli scorsi anni ha trainato l’acquisto online verso numeri da record non si è arrestata, ma ha trovato una nuova forma: quella della maturità.
Secondo le stime presentate dall’Osservatorio eCommerce B2C Netcomm – School of Management del Politecnico di Milano, quest’anno il valore complessivo degli acquisti online degli italiani supererà i 62 miliardi di euro, segnando un +6% rispetto al 2024. È una cifra importante, che conferma la centralità del digitale nei consumi, ma che si inserisce in un contesto di stabilizzazione più che di esplosione.
L’evoluzione di un mercato che si sta consolidando
Se in passato la crescita del commercio elettronico era spinta da fattori contingenti – come l’adozione forzata durante la pandemia – oggi assistiamo a una fase di consolidamento. A dimostrarlo non sono solo i numeri, ma anche la natura delle scelte strategiche delle aziende. Il boom dell’eCommerce è diventato una realtà che impone alle imprese una riflessione più profonda sul ruolo che il digitale deve giocare nella loro struttura.
La vera novità? Il comportamento delle imprese. Sono sempre più numerose – oltre 91.000 secondo i dati Netcomm in collaborazione con Cribis – le aziende italiane che hanno attivato un sito eCommerce, con una crescita significativa tra le società di capitali. Il che significa che anche realtà più strutturate, non solo le startup o le microimprese, stanno investendo nella vendita online come canale di business.
I settori più dinamici: il Food & Grocery corre, l’automotive frena
Nel dettaglio, il commercio elettronico legato ai prodotti supererà nel 2025 la soglia dei 40 miliardi di euro, in crescita del 6% rispetto all’anno precedente.
A guidare questa avanzata sono settori come l’alimentare e il beauty-pharma, che mostrano tassi di crescita intorno al 7%. Non si tratta di comparti nuovi all’eCommerce, ma piuttosto di esempi virtuosi di aziende che hanno saputo coniugare la tradizione del made in Italy con strumenti e strategie digitali.
In controtendenza, il comparto Auto e Ricambi mostra segnali di rallentamento, riflettendo le difficoltà più ampie del settore automobilistico, ancora alle prese con la crisi di forniture e con una domanda incerta.
Digital attitude: verso un ecosistema d’impresa più consapevole
Uno degli aspetti più interessanti emersi durante il Forum riguarda l’approccio delle imprese italiane alla trasformazione digitale. Chi investe nell’eCommerce tende ad abbracciare anche altri processi di digitalizzazione: il 67,2% delle aziende che vendono online ha implementato anche ulteriori strumenti digitali, come sistemi ERP, CRM, automazione del marketing, logistica integrata.
Non si tratta più solo di “aprire un negozio online”, ma di ridisegnare il modello operativo in chiave data-driven e orientata all’utente. L’obiettivo non è semplicemente vendere, ma offrire un’esperienza coerente e personalizzata, capace di fidelizzare il cliente e differenziarsi in un mercato sempre più affollato.
Un pubblico sempre più vasto e abituato al digitale
Dal lato della domanda, il numero di italiani che acquistano online raggiungerà quota 35,2 milioni nel 2025, mentre la penetrazione dell’eCommerce sul totale del retail sfiorerà l’11,2%. Anche in questo caso, si tratta di segnali di una normalizzazione: l’acquisto digitale non è più l’eccezione o l’alternativa, ma parte integrante delle abitudini quotidiane di consumo.
Il profilo del consumatore digitale si è evoluto. È più esigente, più consapevole, ma anche più fedele quando trova un servizio all’altezza. Per i merchant questo significa che il semplice “esserci” online non basta più: serve progettualità, serve customer care, servono contenuti di valore.
Internazionalizzazione: il vero nodo da sciogliere
Ma c’è una sfida che resta ancora tutta da giocare: quella dell’internazionalizzazione. Secondo quanto emerso durante il Forum, oltre il 54% delle imprese italiane dotate di eCommerce ha difficoltà a esportare i propri prodotti al di fuori dei confini nazionali.
Ci sono diversi limiti, uno dei principali è dovuto alla mancanza di strategie efficaci dal punto di vista digitale, ma anche limiti tecnologici, scarsa conoscenza dei mercati esteri, barriere normative e logistiche.
E il quadro si complica ulteriormente con lo scenario globale attuale: dalle tensioni internazionali alla prospettiva di nuovi dazi, fino all’ascesa del protezionismo digitale, che ostacola la libera circolazione dei dati, elemento fondamentale per una strategia di vendita personalizzata e scalabile.
Come ha sottolineato il presidente di Netcomm, l’eCommerce rappresenta uno strumento essenziale per potenziare l’export delle PMI italiane, ma senza un vero salto culturale e strategico, l’accesso ai mercati globali resterà un obiettivo difficile da raggiungere.
Formazione e competenze: la chiave per il futuro
In questo contesto, il tema delle competenze torna a occupare il centro della scena. Non bastano più conoscenze tecniche o nozioni di marketing digitale: servono profili capaci di unire analisi, creatività, visione strategica e capacità relazionali.
Le organizzazioni del futuro non potranno più fare affidamento solo sulla tecnologia: sarà il capitale umano, con la sua capacità di adattamento e innovazione, a fare davvero la differenza.
Oltre la crescita, un nuovo paradigma
Il 2025 si sta rivelando un anno di passaggio cruciale per l’eCommerce italiano. La fase espansiva lascia spazio a una stagione più matura, fatta di consolidamento, differenziazione e sfide strategiche.
Per le imprese, questo significa smettere di inseguire numeri e iniziare a costruire valore. Non basta vendere online: serve costruire un’identità digitale, un’esperienza utente solida, una rete logistica efficiente, una cultura interna votata all’innovazione.
L’eCommerce non è solo un canale: è un modello. E come ogni modello vincente, richiede visione, coraggio e competenze per essere portato avanti. Chi saprà cogliere questa transizione non solo sopravvivrà, ma sarà pronto a guidare il futuro del business digitale, in Italia e oltre.