Strategia LinkedIn: perchè dovrebbe iniziare sempre con la fiducia in sè stessi

Hai mai passato mezz’ora a scrivere un post su LinkedIn, l’hai riletto più volte e alla fine hai premuto “elimina” invece di “pubblica”? È un gesto più comune di quanto pensi, e non riguarda solo chi è alle prime armi. Anche professionisti esperti, consulenti affermati e marketer navigati si sono trovati almeno una volta a pensare: “A chi dovrebbe interessare quello che ho da dire?” oppure “Non sono abbastanza autorevole per parlare di questo argomento.”
Quella voce nella testa che ti frena non è debolezza. È una forma raffinata della sindrome dell’impostore, che trova nel palcoscenico digitale di LinkedIn un’eco particolarmente forte. Perché lì, tra CV perfetti, caroselli brillanti e frasi ad effetto, è facile sentirsi fuori posto. Ma il problema non è LinkedIn.
Il problema è che troppo spesso cerchiamo di costruire una strategia comunicativa esterna, senza prima avere un terreno solido dentro di noi.
Ecco perché, prima ancora di pensare a cosa pubblicare, è necessario chiedersi da dove stiamo parlando.
Oltre la sicurezza, il fondamento: la fiducia in sé
Quando si parla di “fiducia“, la mente corre subito a concetti come l’autostima, la sicurezza, l’essere padroni della propria materia. Ma c’è una differenza sottile e decisiva tra fiducia e sicurezza. La fiducia in sé stessi non dipende dai contesti, non ha bisogno di conferme esterne.
È quella sensazione silenziosa e profonda che ti fa dire: “So chi sono. So su cosa posso contare di me.”
La sicurezza, al contrario, è una manifestazione visibile, spesso legata all’esperienza o alla familiarità con una situazione. La fiducia in sé stessi è la radice; la sicurezza è il ramo. Se la radice è fragile, il ramo si spezza al primo vento.
Laura Chamberlain parla di un triangolo: fiducia in sé, sicurezza e, al vertice, gravitas. Quest’ultima è quella calma presenza che attira l’attenzione senza bisogno di urlare, che nasce dalla consapevolezza profonda di avere qualcosa da dire e dal coraggio di dirlo.
Perché LinkedIn amplifica l’insicurezza
LinkedIn è una piattaforma paradossale: da una parte ospita alcuni dei contenuti più ispirati, autentici e generosi che puoi trovare online. Dall’altra, è anche un terreno dove si muovono algoritmi spietati, metriche esibite e interazioni a tratti artificiali. In questo panorama affollato, è normale sentirsi smarriti o giudicati.
Ma non serve adottare una strategia aggressiva per emergere. Non serve nemmeno inseguire le tendenze del momento. Serve, piuttosto, un cambio di postura. Serve usare LinkedIn non solo come canale di comunicazione, ma come spazio di riflessione e conversazione.
Dall’ansia da pubblicazione alla presenza autentica
Molti consigliano, per superare la paura del giudizio, di iniziare a pubblicare comunque, con costanza. È un consiglio utile, ma rischia di essere una toppa se prima non affronti la domanda di fondo: perché ho paura di espormi?
La risposta spesso ha radici profonde: paura di non essere all’altezza, di non dire nulla di nuovo, di sembrare banale. Tutte sensazioni legittime. Ma se accetti di esplorare questi pensieri, invece di combatterli, scoprirai che sono proprio loro a nascondere la tua voce più autentica.
La fiducia in sé stessi non arriva da una certificazione in più o da un nuovo incarico. Arriva da momenti molto meno scintillanti, fatti di riflessioni su chi sei, su come lavori, su cosa ti muove davvero. La tua unicità non sta solo nelle competenze, ma nel modo in cui le applichi, nei valori che ti guidano, nei problemi che ti interessa davvero risolvere.
Allenare la fiducia in sé: un percorso lento e profondo
Come si costruisce questa fiducia? Non ci sono scorciatoie, ma esistono abitudini che possono coltivarla nel tempo.
1. Osserva i tuoi pattern.
Guarda non solo cosa sai fare, ma come lo fai. In che modo affronti le difficoltà? Quali temi tornano nei tuoi progetti? Che tipo di problemi ti stimolano di più? Queste osservazioni ti aiutano a mappare la tua identità professionale, non in base al ruolo, ma in base alla sostanza.
2. Cambia tipo di feedback.
Invece di chiedere “Ho fatto bene?”, prova a chiedere “Che impatto ho avuto?” oppure “Cosa noti nel mio modo di lavorare?”. Queste domande aprono spazi di consapevolezza molto più ricchi.
3. Scrivi per esplorare, non per dimostrare.
Pubblica post che partono da una domanda, da una curiosità, da qualcosa che stai cercando di capire meglio. Così facendo, LinkedIn diventa un’estensione del tuo pensiero, non un palco su cui esibirti.
4. Accetta che la tua autorevolezza non deve somigliare a quella di nessun altro.
Non devi essere il più carismatico, il più analitico o il più “ispirazionale”. Devi essere credibile a modo tuo. Anche chi parla sottovoce, se lo fa con onestà e chiarezza, può lasciare un’impronta.
Il cambiamento che non si vede, ma si sente
Una strategia LinkedIn efficace non comincia con il calendario editoriale. Comincia con il silenzio, con la scelta di ascoltarti prima di parlare.
Quando la fiducia in sé si rafforza, il tono cambia. I post non cercano di convincere, ma di condividere. Le interazioni non nascono dal bisogno di visibilità, ma dal desiderio di connessione.
E, paradossalmente, proprio per questo funzionano meglio.
La tua strategia su LinkedIn dovrebbe cominciare da te. Non da ciò che sai, ma da ciò che sei. Non dalla ricerca della perfezione, ma dalla volontà di essere vero.