Intervista di Stefano Di Giacomo “Risarcimenti e Rimborsi: con esperienza e fiducia, possiamo davvero fare la differenza”.

Stefano Di Giacomo

Risarcimenti & Rimborsi si è posto negli ultimi anni come un punto di riferimento umano e concreto per tutti coloro che vogliono il riconoscimento dei diritti e degli eventuali risarcimenti dovuti dalla legge. Dietro a questo progetto c’è Stefano Di Giacomo, fondatore dello studio che ha saputo tradurre leggi e diritti in parole semplici, accessibili, ma soprattutto utili. Lo abbiamo incontrato per farci raccontare com’è nato tutto, quali sono le battaglie vinte (e quelle ancora da combattere), e perché — ancora oggi — continua a svegliarsi alle sei del mattino ripetendosi: “Non mollare”. Un’intervista che racconta un’attività professionale ma anche una vera e propria missione al fianco di chi non può combattere da solo.

1. Ciao Stefano, grazie per averci concesso questa intervista. Parto con una prima domanda: può raccontarci come è nata l’idea di creare “Risarcimenti & Rimborsi”? Quali sono stati i principali obiettivi posti all’inizio?

«L’idea è nata nell’estate del 2019. In quel periodo sentivo l’esigenza di creare un servizio rivolto a chi si trova in una condizione di fragilità, a chi spesso non sa a chi rivolgersi o non ha la forza di affrontare da solo certe battaglie. Da lì ho deciso di mettere al centro del mio lavoro la persona, non il procedimento. Nel 2020 ho cominciato a pubblicare i primi video su YouTube per informare, spiegare i diritti in modo semplice e accessibile. Il riscontro è stato immediato: i video hanno iniziato a circolare sempre di più e oggi siamo arrivati a circa 83.000 iscritti. Questo percorso ci ha permesso di diventare un punto di riferimento autorevole nel campo dell’invalidità e della disabilità, ma ciò che conta davvero è che ogni giorno continuiamo a costruire un rapporto di fiducia, uno a uno, con chi si affida a noi».

2. Quali sono i principali ambiti di specializzazione in cui operi con il tuo team e quali sono i servizi più richiesti dai vostri clienti?

«Con il mio team ci occupiamo principalmente di diritto assistenziale e previdenziale. Seguiamo pratiche per il riconoscimento dell’invalidità civile, della Legge 104, dell’indennità di frequenza, della cecità, sordità e altre forme di tutela legate alla salute e alla condizione personale. Negli ultimi anni siamo riusciti a far annullare tantissime richieste di restituzione da parte dell’INPS, anche molto elevate – in certi casi fino a 35.000 euro. Ma uno dei risultati che mi rende più orgoglioso è l’aver ottenuto, fin dal 2020, il riconoscimento dell’incremento al milione per tantissime persone, spesso accompagnato da arretrati fino a tre anni. Ogni giorno lavoriamo per far emergere quelli che io chiamo diritti inespressi: diritti che esistono, ma che nessuno ha mai aiutato davvero a far valere».

3. In che modo l’esperienza e la costante formazione contribuiscono a mantenere alto il livello di professionalità del tuo team?

«L’esperienza ci aiuta a riconoscere rapidamente il cuore del problema e a individuare la strategia più efficace. Ma senza formazione continua, sarebbe tutto inutile. Ogni settimana ci aggiorniamo su norme, sentenze e prassi: è un lavoro costante, che facciamo con serietà e passione. Uno dei nostri punti di forza è la possibilità di lavorare su tutto il territorio nazionale, offrendo un’assistenza H24 a chiunque, dalle grandi città ai piccoli paesini. Questo ci permette non solo di essere presenti ovunque, ma anche di ottenere sentenze positive in tutta Italia, creando una rete solida di precedenti favorevoli. Per noi al centro c’è sempre e solo la persona, indipendentemente da dove viva o da quanto sia complesso il suo caso».

4. Quali sono i principali problemi che i clienti incontrano quando cercano di ottenere un rimborso o un risarcimento? E come riuscite ad aiutarli?

«Uno dei problemi più gravi è che quando le persone hanno diritto a somme arretrate da parte dell’INPS, spesso vengono ignorate o calpestate nei loro diritti. Ci sono casi in cui spettano migliaia di euro, ma nessuno li informa e l’INPS non provvede spontaneamente a pagare. Oppure, capita che abbiano restituito somme non dovute – magari per un errore dell’ente – e non sanno che possono chiederne la restituzione. Il nostro lavoro parte da qui: informarli, spiegare i loro diritti, e agire con decisione per farli valere. Ci occupiamo di tutto, dalla raccolta dei documenti alla richiesta formale, fino al ricorso se necessario. Molte volte basta una lettera ben scritta per ottenere il giusto. Altre volte serve una causa. Ma in ogni caso, noi ci siamo. Sempre».

5. Quali sono le principali sfide che avete incontrato nel fornire un servizio personalizzato e come le avete superate in qualità di team?

«La sfida più grande è stata quella di garantire un’assistenza davvero personalizzata anche in presenza di tantissime richieste da tutta Italia. Ogni persona ha una storia unica, e merita attenzione, ascolto e rispetto. Nel campo dell’invalidità abbiamo elaborato un sistema che ci guida in ogni pratica: lo chiamo Metodo delle 3A, secondo cui la documentazione deve essere Attinente, Adeguata e Aggiornata. Senza questi tre elementi, è difficile ottenere risultati concreti. Spesso le persone ci inviano documenti vecchi, incompleti o non coerenti con la richiesta. Noi lavoriamo per guidarle passo dopo passo, con precisione e chiarezza. A questo si affianca un’organizzazione solida: ogni cliente ha un referente dedicato e viene seguito con la stessa cura, sia che viva in una grande città che in un piccolo paese. E poi, lo dico sempre: è fondamentale avere fiducia. Fiducia nel lavoro che facciamo, nei tempi che a volte richiede la giustizia, ma soprattutto nella possibilità concreta di far valere i propri diritti. Con fiducia e metodo, i risultati arrivano».

6. Il Digital Marketing ha influito positivamente o meno sull’attività? Se ci sono stati, quali sono i vantaggi che hai riscontrato nell’uso del web per promuoverti, ma anche per riuscire a informare al meglio gli utenti?

«Sì, ha influito in modo decisamente positivo. Utilizziamo YouTube, TikTok, Facebook e Instagram per informare e aiutare le persone a conoscere e far valere i propri diritti. Il nostro obiettivo non è mai stato solo “promuoverci”, ma creare consapevolezza. Attraverso il web siamo riusciti a raggiungere migliaia di persone in tutta Italia, anche nei posti più piccoli, dove spesso mancano riferimenti affidabili. Abbiamo aiutato anche tante persone della nostra città che ci hanno conosciuti online e che, una volta entrate in studio, ci dicevano con stupore: “Siete proprio voi!”. E poi c’è chi ci segue fin dagli inizi del canale YouTube, da quando abbiamo pubblicato i primi video: un rapporto che col tempo è diventato una vera relazione di fiducia, e questo per me ha un valore enorme. Credo profondamente che si possa lavorare dalla propria terra, con passione, competenza e con la fiducia della gente. Il digitale, se usato con etica, è uno strumento potente di giustizia sociale».

7. Posso chiedere se ci sono dei progetti futuri per “Risarcimenti & Rimborsi” per continuare a crescere e migliorare i servizi offerti ai clienti?

«Sì, abbiamo tanti progetti in corso e uno di questi riguarda la nascita di una nuova costola dello studio, dedicata esclusivamente al mondo scolastico: si chiamerà “Avvocato Scuola H24”. Abbiamo scelto di strutturare questa nuova realtà in modo indipendente proprio perché non vogliamo distogliere l’attenzione dai temi che riguardano le persone più vulnerabili, che restano e resteranno sempre al centro della nostra attività. Il nostro obiettivo è chiaro: diventare il primo studio in Italia dedicato alla tutela delle persone fragili. In questa direzione, abbiamo instaurato collaborazioni con associazioni che si occupano di disabilità, perché crediamo fermamente che l’unione faccia la forza. Stiamo anche investendo su tecnologia e innovazione, con strumenti digitali e sistemi automatizzati per offrire risposte più rapide e accessibili, senza mai perdere il contatto umano. Nel 2024 abbiamo ricevuto il Premio Le Fonti come Avvocato dell’Anno in Diritto Assistenziale: un riconoscimento che ci ha emozionato e che ci spinge a fare ancora meglio. Ma, più di ogni premio, quello che conta per noi è la fiducia quotidiana delle persone che si affidano al nostro lavoro».

8. Parlando direttamente della tua esperienza come esperto del settore da diversi anni, c’è stato un caso di risarcimento o rimborso che ti ha particolarmente colpito o che ti è rimasto in mente per qualche peculiarità?

«Ce ne sono tanti, ma uno che mi ha toccato in modo particolare riguarda un uomo completamente cieco, a cui era stata negata l’invalidità nonostante una situazione clinica molto grave. Era stato respinto più volte, aveva perso la fiducia in tutto. Quando si è rivolto a noi, abbiamo ricostruito la pratica secondo il Metodo delle 3A e portato avanti una battaglia legale con convinzione. Alla fine, abbiamo ottenuto per lui il riconoscimento della cecità assoluta e 3 anni di arretrati. Quando ci ha ringraziati con gli occhi lucidi, mi è tornato subito in mente il caso di mia nonna, a cui ero legatissimo. Anche lei aveva vissuto momenti difficili, anche lei aveva dovuto lottare per essere ascoltata. È in quei momenti che capisci che questo non è solo un lavoro, è una missione. Dare voce a chi non ce l’ha, restituire dignità a chi l’ha persa, è ciò che mi guida ogni giorno».

9. Il vostro è un lavoro molto importante a tutela dei cittadini e delle loro famiglie, soprattutto di coloro che sono in difficoltà. Come mai hai scelto con il tuo team di specializzarti in questo settore?

«Ho scelto questo settore perché so bene cosa si prova quando un proprio caro si vede negare un diritto fondamentale. Mia nonna, a cui ero profondamente legato, si era vista rigettare la domanda per l’indennità di accompagnamento, nonostante le sue condizioni di salute fossero evidenti. Abbiamo dovuto affrontare un ricorso e una lunga battaglia, ma alla fine le è stata riconosciuta la prestazione che le spettava. Quel momento ha acceso qualcosa dentro di me: ho capito che volevo mettere la mia professione al servizio delle persone fragili, creare qualcosa che potesse fare davvero la differenza. Con il mio team abbiamo costruito un modello basato sull’ascolto, sulla competenza e sulla tutela concreta dei diritti. E oggi, in un’epoca in cui la distanza è spesso inevitabile, la fiducia è ancora più fondamentale: chi si rivolge a noi lo fa magari da centinaia di chilometri, ma si sente accompagnato come se fossimo lì, al suo fianco. È questa la missione che ci guida ogni giorno».

10. Siamo giunti alla fine dell’intervista. Posso chiederti se hai per caso un motto o una routine motivazionale che ti ha accompagnato in tutti questi anni?

«Sì, assolutamente. C’è una frase che mi accompagna da sempre: “Con esperienza e fiducia, possiamo davvero fare la differenza.” Ma ce n’è una che mi ripeto ogni giorno, fin dalle sei del mattino: “Non mollare.” Sembra semplice, ma racchiude tutta la determinazione che serve per affrontare ogni singolo caso, ogni ostacolo, ogni ingiustizia. È quello che mi guida quando tutto sembra difficile, quando i tempi sono lunghi, quando la persona che ci scrive ha già perso ogni speranza. Ed è lì che ricordo sempre una cosa: con la mia esperienza e con la tua fiducia, possiamo davvero cambiare le cose. Perché questo non è solo un lavoro. È una missione. E io non intendo fermarmi».

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