Intervista di Gianluca Sammarchi, Co-Fondatore di Implementa Group “La Cyber Security è un’infrastruttura viva”

Gianluca Sammarchi

In un’epoca in cui le minacce digitali sono in continua evoluzione, la sicurezza informatica non può più essere trattata come una tecnologia statica. Ne parliamo con Gianluca Sammarchi, co-fondatore di Implementa Group, realtà che si è affermata come partner strategico per la resilienza digitale delle aziende.

Sammarchi, lei sostiene che la Cyber Security sia un ecosistema vivo. Può approfondire meglio?

«La Cyber Security non è una tecnologia e non è un firewall. È un’infrastruttura viva, un processo che evolve e si adatta, che deve entrare nel DNA aziendale. Significa monitoraggio continuo, capacità predittiva, simulazioni regolari, gestione del rischio attiva. La Cyber Security oggi è una funzione trasversale: non può essere lasciata solo in mano all’IT».

Come si traduce tutto questo nel lavoro quotidiano di Implementa Group?

«Con soluzioni tecniche, certo, ma anche con governance, consapevolezza e analisi dei comportamenti. Il nostro SOC (Security Operations Center) lavora in tempo reale per intercettare anomalie e contenere le minacce. Ma questo è solo l’inizio: affianchiamo penetration test, formazione interna, analisi comportamentale e gestione della supply chain. La sicurezza è fatta di routine quotidiana, non di emergenze».

Implementa Group si definisce “partner strategico”. Cosa significa concretamente per i vostri clienti?

«Non offriamo soluzioni preconfezionate. Ogni cliente ha architetture e livelli di maturità diversi. Per questo definiamo il rischio insieme, aiutiamo a implementare i controlli e a rispondere agli incidenti. Il nostro obiettivo è rendere le aziende capaci, autonome, sicure. Questo approccio sartoriale è ciò che ci distingue».

Con la nuova direttiva NIS2, le imprese si trovano a dover alzare l’asticella. Come le supportate?

«Con la nostra metodologia proprietaria, che parte sempre da una gap analysis tecnica e organizzativa. Da lì costruiamo una roadmap che include policy, continuità operativa, gestione incidenti, misure tecniche e formazione. La Cyber Security oggi non è solo compliance: è resilienza operativa».

Parlate spesso di “cultura della sicurezza”. Cosa significa svilupparla realmente in azienda?

«Significa formare, simulare, coinvolgere. Non basta installare un software o scrivere una policy. Le persone devono sapere cosa fare, quando e perché. Occorre coinvolgere il management e i team operativi. Questo è il salto culturale che guidiamo nelle aziende: trasformare la sicurezza in un comportamento, non in un vincolo».

C’è differenza tra difendersi e proteggersi?

«Assolutamente sì. Difendersi è reagire. Proteggersi è prevedere. La nostra missione è proprio questa: anticipare gli attacchi, mappare le vulnerabilità, proteggere i punti critici. La vera Cyber Security non è emergenziale, è strategica».

In chiusura: quale futuro vede per la sicurezza informatica aziendale?

«Un futuro in cui la resilienza operativa sarà il nuovo standard. Dove la sicurezza non sarà più delegata, ma condivisa. Dove la consapevolezza sarà considerata una delle infrastrutture più importanti dell’azienda».

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