Rebranding

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Definizione Rebranding

Il rebranding è una strategia di marketing che consiste nella ristrutturazione dell’immagine di un’azienda o di un prodotto, con l’obiettivo di rinnovare la propria identità e migliorare la percezione del proprio pubblico di riferimento. Vediamo insieme cos’è il rebranding e quando è opportuno utilizzarlo.

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Cos’è il rebranding?

Il rebranding è una strategia di marketing che ha lo scopo di rinnovare l’immagine di una realtà aziendale o di un determinato prodotto. Questa operazione può riguardare il logo, il sito web, i prodotti, i servizi offerti, ma anche la comunicazione e l’identità visiva dell’azienda.

Questa pratica serve a migliorare la percezione da parte del pubblico di riferimento e a riaffermare la propria identità, spesso in un contesto di cambiamento del mercato o di evoluzione dell’azienda stessa.

Può essere un’operazione complessa, che richiede una profonda analisi della situazione dell’azienda e una pianificazione accurata delle azioni da intraprendere. Se eseguito correttamente, però, può portare grandi benefici, tra cui un aumento della visibilità e dell’attrattività per i clienti.

Obiettivi del rebranding

L’obiettivo principale è quello di rinnovare un’immagine, in modo da migliorare la percezione del target e adattarsi ai cambiamenti del mercato. Ci sono diverse ragioni per cui un’azienda potrebbe decidere di utilizzare questa strategia di marketing.

Ad esempio, il rebranding può essere necessario quando si vuole ampliare la propria attività in nuovi mercati, quando ci si vuole differenziare dalla concorrenza, quando si vuole rilanciare un prodotto che sta perdendo interesse o quando si vuole rafforzare la propria identità di fronte a un pubblico che ha cambiato le proprie aspettative. Tutto deve sempre essere realizzato con attenzione e professionalità, per evitare errori di comunicazione o di identità che potrebbero danneggiare l’immagine dell’azienda.

Tipologie di rebranding

Nel vasto mondo dell’aziendale e del marketing, il concetto di rebranding svolge un ruolo di fondamentale importanza nel plasmare l’identità e la percezione dei marchi. Muzellec e Lambkin, accademici esperti nel campo del ‘Rebranding Process‘, hanno esplorato questo fenomeno analizzando con attenzione 166 esempi di rebranding. Il loro studio ha evidenziato la presenza di due distinti tipi di rebranding, ognuno con caratteristiche uniche e obiettivi differenti.

Il primo tipo è il rebranding evolutivo, che si caratterizza per un cambiamento più sottile e meno appariscente. In questo caso, le modifiche riguardano principalmente gli elementi grafici del brand, come il logo, il carattere tipografico o i colori. Questo approccio è particolarmente utile quando un marchio desidera rinfrescare la propria immagine senza stravolgerla completamente. Il rebranding evolutivo permette alle aziende di adattarsi ai nuovi trend e di rimanere al passo con i gusti dei consumatori, senza perdere l’identità che li caratterizza.

Dall’altra parte dello spettro troviamo il rebranding rivoluzionario, un cambiamento netto e radicale che coinvolge la value proposition e il posizionamento del marchio sul mercato. In questo caso, l’obiettivo è ridefinire completamente l’identità del brand per renderlo più rilevante e competitivo. Il rebranding rivoluzionario può essere necessario quando un’azienda si trova ad affrontare sfide significative o desidera entrare in nuovi mercati. Questo tipo di rebranding è una mossa audace e rischiosa, ma può portare a risultati sorprendenti se realizzato con successo.

Oltre alle categorie individuate da Muzellec e Lambkin, il quotidiano finanziario The Economic Times ha proposto ulteriori due tipi di rebranding: il rebranding proattivo e il rebranding reattivo.

Il rebranding proattivo viene intrapreso dalle aziende come un’azione strategica per migliorare la propria brand identity e raggiungere nuovi mercati. Questo tipo di rebranding è guidato dalla volontà di adattarsi alle mutevoli esigenze del business e di rimanere rilevanti nello scenario competitivo in cui operano. Le aziende che scelgono il rebranding proattivo dimostrano una prospettiva visionaria e una forte determinazione nel creare una connessione duratura con i consumatori.

Dall’altro lato, il rebranding reattivo diventa necessario in seguito a eventi specifici o situazioni impreviste. Ad esempio, un’azienda potrebbe intraprendere un rebranding reattivo in seguito a un’acquisizione aziendale o a una fusione con un’altra società. In alcuni casi, il rebranding reattivo è la risposta a un danneggiamento della reputazione del marchio, un evento che richiede un’immediata azione correttiva per ripristinare la fiducia dei consumatori.

Il rebranding è un processo strategico e dinamico che può assumere diverse forme in base agli obiettivi e alle circostanze di ogni singolo marchio. Dalla sottile evoluzione grafica al radicale ripensamento dell’identità, ogni tipo di rebranding ha il potenziale per trasformare il destino di un’azienda e guidarla verso il successo nel mercato sempre più competitivo. Indipendentemente dal tipo scelto, il rebranding è una dimostrazione della volontà di crescere e adattarsi, una testimonianza dell’importanza dell’immagine e dell’identità in un mondo in costante evoluzione.

Rischi e criticità

Questa strategia di marketing può essere efficace per molte aziende, ma presenta anche alcuni rischi e criticità che devono essere considerati attentamente prima di intraprendere questa operazione.

Il primo rischio è quello di perdere l’identità e la reputazione che l’azienda ha costruito nel tempo, con un calo delle vendite e della fiducia dei clienti. Poi il rebranding richiede un investimento significativo di tempo e denaro, che potrebbe non essere giustificato dai risultati ottenuti.

L’attività potrebbe anche non essere accettata dal pubblico di riferimento, specialmente se il cambiamento è radicale e non rispetta la storia e la tradizione dell’azienda.

Per minimizzare questi rischi, è importante pianificare attentamente il rebranding, coinvolgere i dipendenti e i clienti nell’operazione e valutare attentamente i feedback del pubblico di riferimento. Così è possibile creare una nuova identità che sia in linea con l’evoluzione dell’azienda, ma che rispetti anche le sue radici e la sua storia.

Esempi di successo

Il processo di ridefinizione può essere utile quando l’immagine precedente dell’azienda non è più efficace o non si adatta più alle esigenze del mercato. Si può agire attraverso una serie di attività, che possono riguardare il cambiamento del logo, del sito web, della comunicazione pubblicitaria, del packaging e del posizionamento sul mercato.

Tra gli esempi di successo di rebranding di aziende famose, possiamo citare quello di Apple, che negli anni ’90 ha rivisto la propria immagine passando da un’azienda orientata ai computer ad una che produceva prodotti innovativi e di design.

Un altro esempio è quello di Coca Cola, che nel 1985 decise di cambiare la formula del suo prodotto principale, ma, dopo una forte reazione negativa del pubblico, decise di tornare alla formula originale e di rilanciare il prodotto con una nuova immagine.

Possiamo anche citare il rebranding di Nike, che negli anni ’90 ha deciso di cambiare il proprio logo e di concentrarsi maggiormente sull’aspetto sportivo dei propri prodotti, diventando una delle aziende leader nel settore dell’abbigliamento sportivo.

La strategia di cui parliamo è efficace per rinnovare l’immagine aziendale o di un prodotto e migliorare la propria percezione da parte del target a cui ci si rivolge. Però è importante pianificare attentamente ogni fase del processo di cambiamento e valutare attentamente i rischi e i benefici di questa strategia.

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