Work life balance: perché è così importante attualmente nel mondo del lavoro
Dicevano “fai un lavoro che ti piace e non lavorerai un giorno in tutta la vita”, forse questo detto fin troppo abusato non è poi così realistico.
Perché che si faccia o meno un lavoro che piace non vuol dire che questo non comporti fatica, sacrificio e purtroppo in casi estremi perfino una sindrome da burnout. Se poi si fa un lavoro, magari anche poco soddisfacente, ma necessario per sostentarsi, le cose possono diventare ancora più difficili.
Attualmente, soprattutto i giovani che si avvicinano al mondo del lavoro vedono come impossibile vivere oltre 40 anni della propria vita esclusivamente pensando al lavoro.
Questa situazione si è resa sempre più evidente negli ultimi anni, dove i giovani e non solo, cercano lavori e opportunità di carriera in aziende che promuovano un buon work life balance, ossia un buon equilibrio tra vita privata e lavoro.
Non si tratta certo della pretesa di non lavorare o di non portare a termine compiti e obiettivi cercando di avere più tempo libero. Anzi, si parla di un nuovo modo di vedere il mondo del lavoro, che oggi grazie alle nuove tecnologie, non richiede (se non per alcuni campi specifici) obbligatoriamente la presenza in un ufficio dalle 09:00 alle 18:00.
Inoltre, diverse aziende oggi, non solo nel campo dei servizi (dove è più semplice gestire il lavoro agile e flessibile) ma anche in ambito industriale, nella GDO e in altri settori dove c’è bisogno della presenza fisica, si stanno promuovendo, principalmente all’estero, soluzioni che permettano di aiutare anche questi lavoratori ad avere maggiori opportunità di conciliare vita e lavoro.
Questa esigenza non comporta, come molti pensano, un abbassamento delle prestazioni lavorativo né un calo degli introiti, o un disinteressamento dei dipendenti nei confronti dell’azienda e dei suoi obiettivi. Anzi, diverse ricerche hanno dimostrano come una migliore work-life balance sia un propulsore anche per un impegno maggiore sul lavoro e un’opportunità per le aziende di riuscire a ottenere più profitti e dipendenti più felici, riducendo così anche il tasso di dimissioni dal posto di lavoro.
In Italia, però nonostante siano in molti ad anelare una soluzione lavorativa di questo tipo, siamo ancora lontani da ottenere risultati soddisfacenti. Ma vediamo più nel dettaglio cosa ne pensano gli italiani e perché vogliono un miglior bilanciamento tra vita lavorativa e privata.
Gli italiani non sono soddisfatti del bilanciamento vita-lavoro
Secondo un’indagine condotta dal Global Workforce of The Future, Adecco Group, solo il 18% degli italiani è soddisfatto del bilanciamento tra vita e lavoro. Invece, ben l’87% vorrebbe avere una flessibilità lavorativa migliore.
I dati sono negativi anche dal punto di vista dello stress lavorativo, che vedrebbe una fascia del 35% dei lavoratori italiani dichiarare di aver avuto un burnout nel corso dell’ultimo anno. Infine, il 29% degli italiani ha paura di poter entrare in burnout nel corso dell’anno.
Gli italiani, dunque, non sono per nulla soddisfatti del bilanciamento vita-lavoro e sono sempre più alla ricerca di aziende e di realtà che invece si impegnino a fornirgli una maggiore stabilità e flessibilità lavorativa, e soprattutto una gestione delle attività lavorative (ove possibile) non solo in presenza ma anche in smart-working.
Tra le lamentele che più accomunano i lavoratori italiani ci sono: un eccesso di responsabilità lavorative, spesso anche superiori al proprio inquadramento, una mancanza di supporto da parte delle aziende, assenza o negligenza nell’impiego dei giusti strumenti di welfare aziendale.
Inoltre, ad oggi solo 1 azienda su 6 permette di svolgere attività lavorativa da remoto e solo il 15% delle aziende supporta i propri dipendenti in attività che possano migliorare la loro salute psico-fisica.
E mentre in altri paesi europei si inizia a sperimentare la settimana lavorativa di soli 4 giorni e altre soluzioni che permettano di ampliare il tempo libero a disposizione dei dipendenti, oltre a implementare soluzioni dedicate anche ai genitori e sistemi di welfare che promuovano la salute mentale e psico-fisica dei dipendenti, in Italia ancora queste realtà sono pochissime e in alcuni settori merceologici ogni supporto ai dipendenti è completamente assente.
L’Italia è tra i peggiori paesi europei per qualità e bilanciamento tra vita privata e lavoro, tant’è che la maggior parte dei lavoratori lamenta di non riuscire a conciliare il lavoro con la vita familiare e molti di non riuscire a poter scegliere tra cura della propria salute e lavoro. Insomma, per lavorare in Italia sembra che si sia necessariamente obbligati a sacrificare qualcosa.
Work-life balance: uno degli aspetti più importanti per chi è alla ricerca di lavoro
Un altro report il What Job Seekers Wish Employers Knew, che ha coinvolto un totale di 90 mila persone in 160 paesi ha definito proprio come, non solo in Italia, uno dei fattori più importanti al momento della ricerca del lavoro sia proprio un’offerta che permetta di promuovere un buon work life balance.
Il 69% del campione globale e il 70% di quello europeo ha commentato che l’equilibrio vita-lavoro è al primo posto tra i fattori determinanti per la scelta del lavoro, quest’aspetto supera anche il livello di retribuzione. In molti, infatti, sarebbero disposti ad avere un compenso annuo più basso a fronte di maggiori benefici e di una migliore flessibilità lavorativa.
Questi dati devono far riflettere su come promuovere e impegnarsi sempre di più nel dare ai dipendenti l’opportunità di conciliare al meglio la vita privata con il lavoro non sia uno svantaggio per le aziende.
Anzi, si tratta di un’occasione per riuscire a rendere più profittevole la propria attività, promuovendo un ambiente di lavoro sano e al contempo ottenere la possibilità di riuscire a trovare più facilmente personale, anche altamente qualificato, pronto a ricoprire posizioni complesse per le quali la selezione del personale risulta più difficile.