Negli ultimi anni, la cultura si sta trasformando in un vero e proprio bene di lusso, accessibile a un pubblico sempre più selezionato.
Meno persone partecipano a eventi culturali, ma chi lo fa tende a spendere di più. Questo fenomeno, evidenziato dall’Osservatorio Impresa Cultura Italia-Confcommercio, rivela una crescente polarizzazione tra coloro che possono permettersi di accedere alla cultura e chi ne è escluso.
A sottolineare questa dinamica è Carlo Fontana, Presidente di Impresa Cultura Italia-Confcommercio, che suggerisce la necessità di misure politiche per agevolare l’accesso alla cultura, come la detrazione delle spese legate ai consumi culturali.
Le generazioni a confronto
Il report dell’Osservatorio di settembre 2024 mostra un trend interessante: se da una parte i consumatori culturali sono in diminuzione, dall’altra la spesa media per la cultura è in crescita. Nel dettaglio, la spesa mensile media è passata da 83,2 euro nel 2023 a 94,6 euro nel 2024. Questo incremento può essere spiegato dalla crescente selettività dei consumatori: chi investe in cultura lo fa con maggiore convinzione, spendendo di più per esperienze di valore.
Le abitudini culturali variano notevolmente tra le diverse fasce d’età. I giovani tra i 18 e i 34 anni preferiscono eventi all’aperto o esperienze immersive, come festival culturali o esposizioni temporanee. Al contrario, la popolazione over 55 è più orientata verso attività tradizionali come opera, balletto e spettacoli teatrali. Questi dati evidenziano l’importanza di diversificare l’offerta culturale per soddisfare i gusti e le preferenze dei vari target demografici.
Il paniere culturale
Nel 2024, le tendenze di spesa culturale hanno assunto un carattere ambivalente. Mentre alcune attività culturali, come i concerti e il cinema, hanno registrato una riduzione di consumatori, altre, come la lettura e gli eventi teatrali, hanno visto un aumento delle spese. In particolare, i libri cartacei stanno riscoprendo una nuova vitalità: la percentuale di lettori di libri fisici è salita dal 69% nel 2021 al 75% nel 2024.
L’analisi dei consumi culturali rivela anche un aspetto interessante: i consumatori sembrano orientarsi sempre di più verso attività che ritengono di valore, riducendo la quantità di eventi cui partecipano ma aumentando il budget per quelli scelti. Questo fenomeno suggerisce una crescente esigenza di esperienze culturali “su misura”, in grado di offrire emozioni uniche e appaganti.
La geografia delle disparità
Un altro aspetto cruciale da considerare è il divario geografico. L’offerta culturale è giudicata positivamente nelle città che dispongono di infrastrutture adeguate, ma le differenze tra Nord e Sud Italia restano significative.
Al Sud, infatti, l’accesso alla cultura è ancora fortemente limitato da una minore disponibilità di eventi e strutture. Per colmare questo divario, diventa fondamentale implementare politiche di investimento nelle aree meno servite, affinché la cultura possa rappresentare un motore di crescita non solo sociale, ma anche economica.
Durante il periodo estivo, le attività culturali all’aperto hanno rappresentato un’attrazione turistica di rilievo. Festival letterari, concerti e eventi culturali en plein air hanno contribuito a stimolare il turismo, specialmente nelle zone a forte vocazione naturale. In questo contesto, il 43% degli intervistati ha indicato di preferire vacanze che coniugano esperienze culturali ed esplorazioni enogastronomiche.